La
Romagna è terra vocata
da sempre all'agricoltura e alla coltivazione della vite, come testimoniato
da numerosissimi rinvenimenti archeologici.
I reperti più numerosi sono di epoca etrusca (si veda per
tutti l'anfora attica di Savignano), mentre le prime testimonianze
scritte risalgono all'epoca romana: Plinio il Vecchio riferisce
che i vini di Cesena "sono generosi".
Tra il XIII e il XIV secolo compare l'Albana: Pietro de' Crescenzi
afferma "il vino suo è molto
potente, e di nobil sapore, ben serbevole e mezzanamente sottile
(è)
migliore di tutte le altre a Forlì ed in tutta la Romagna
dove strettissimamente si pota".
Dei vini della zona
fa cenno anche Dante, che nel Purgatorio, riferendosi al marchese
Giovanni degli Orgogliosi, scrive "Vidi
messer Marchese, ch'ebbe spazio già di bere a Forlì
con men secchezza, e sì fu tal, che non si sentì sazio."
Naturalmente il territorio collinare vanta prodotti di miglior qualità,
dovuti sia alla sua conformazione (sui rilievi, e soprattutto sui
terreni più ostici, non è possibile una coltivazione
estensiva e quantitativamente consistente, e perciò si ha
una migliore qualità finale), sia alla sua natura tendenzialmente
argillosa o marnoso-arenacea, comunque siccitosa sul finire dell'estate
quando l'uva giunge a maturazione. Sui terreni sciolti e tufacei
dominanti la vallata del fiume Savio, la chiesetta di S. Lucia e
i resti dell'antico castello di Roversano, si trovano i 50 ettari
di proprietà dell'Azienda Agricola Montelorenzone.
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